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Omogeneo
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Cappello
di medio-piccole dimensioni,
piano-convesso, poi
moderatamente depresso,
margine involuto, fortemente
pubescente per la presenza
di peli intrecciati lunghi
fino a 5 mm circa, la
superficie vischiosa
trattiene le foglioline
caduche del cisto che la
ricoprono completamente, di
colore crema pallido, rosa
carnicino, con sfumature
giallastre o rosate al
disco.
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Lame adnate, subdecorrenti,
spesso forcate al gambo,
crema pallide con sfumatura
rosate, poi crema
giallognole, appressate,
intercalate da lamellule, si
macchiano di ocra brunastro
nelle parti contuse o
fratturate.
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Gambo
corto rastremato alla base,
rosa-giallastro, spesso
scarsamente scrobicolato,
pruinoso feltrato in alto,
cavo con l'età.
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Carne
dura e compatta, biancastra
con riflessi rosati, un
apprezzabile viraggio
grigio-rosato pallido è
visibile al taglio, sapore
piccante-acre, odore
gradevole fruttato-fungino.
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Habitat autuno-inverno, tipico del
cisto in areale di Macchia
Mediterranea (Cistus
monspelliensis) e dei cisti
femminili di bordura (C.
salvifolius, C. incanus)
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Commestibilità: non
commestibile-tossico,
provoca sindrome gastro
enterica costante, vertigini
e cefalee, risolvibili in
48-72 ore.
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Somiglianza con L.
terminosus di diversa
ecologia esclusivo delle
betulle, L. mairei
che invece cresce sotto
querce su suolo calcareo.
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NOTE:
FUNGO DI MUCCHIO, FUNGO DEL
CISTO: il suo nome deriva dal latino tesqua
landa deserta, riferito
all'habitat di crescita.
Questa specie è legata
strettamente a Cistus monspeliensis
ma cresce anche sotto cisti
femminili di bordura.
Rientra nella sezione
Piperites, sottosezione
barbatini, dal sapore
piccante-amaro, odore grato
fruttato, rivestito da una
fitta maglia di tomento
intrecciato concentrato ai
margini.
Tossico e pericoloso, viene
consumato ancora in Puglia,
dove è conosciuto come
"Fungo di mucchj", dove
mucchj sta per Cistus monspeliensis,
sotto il quale cresce
abbondante.
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